Gaeta: La chiesa di SAN NILO verrà elevata a santuario

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Con un comunicato stampa, l’Arcidiocesi di Gaeta comunica che Martedì 16 settembre sarà elevato a Santuario la Chiesa di San Nilo Abate in Gaeta di cui è parroco don Antonio Cairo.

Di seguito il dettaglio del Comunicato stampa.

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Comunicato Stampa 1179 del 20 agosto 2014

L’ARCIVESCOVO DI GAETA S.E. MONS. FABIO BERNARDO D’ONORIO
ELEVA A SANTUARIO LA CHIESA DI SAN NILO ABATE IN GAETA E LA CHIESA DEI SANTI COSMA E DAMIANO NELL’OMONIMA CITTA’

In festa e in autentica trepidante attesa le comunità sancosimese e gaetana.
Il prossimo mese di settembre vede il nostro Arcivescovo S.E. Mons. Fabio Bernardo D’Onorio elevare a Santuari due Chiese del nostro territorio diocesano.
Martedì 16 settembre sarà elevato a Santuario la Chiesa di San Nilo Abate in Gaeta di cui è parroco don Antonio Cairo, che sta programmando, con l’approvazione dell’Arcivescovo, per l’occasione una giornata particolare per questa occasione storica che vede riconoscere a San Nilo Abate il suo ruolo fondamentale nella storia religiosa della città di Gaeta.
L’Italia meridionale conosce i monaci d’Oriente con la loro liturgia al tempo del dominio bizantino.
Poi l’espansione araba, che si estende alla Sicilia, ve ne spinge altri: la Calabria, in particolare, si popola di comunità guidate dalla regola di san Basilio, che attirano anche discepoli del posto, come un calabrese di Rossano di nome Nicola.
Si sa che era sposato e con una figlia; poi lo si ritrova monaco col nome di Nilo, vive dapprima in comunità, poi si fa eremita per bisogno di solitudine, col consueto rigore nel cibo e nel riposo, con dedizione totale a preghiera e studio.
Legge i Padri della Chiesa, compone inni, trascrive testi con grafia rapida ed elegante, si sente realizzato, non cerca discepoli, ma questi arrivano interrompendo la sua amata solitudine.
Diventa maestro di nuovi monaci presso Rossano, con un metodo duramente selettivo, perché non vuole gente qualunque, debbono essere maestri di ascesi, studiosi, eccellenti anche in calligrafia e canto.
Quando però si accorge di essere ormai una sorta di autorità locale, e che si parla di lui come possibile vescovo, fugge in territorio longobardo, verso il principato di Capua.
Qui, per quindici anni, Nilo educa monaci di rito orientale, mantenendo amabili rapporti con i monaci “latini”, i benedettini di Montecassino, che lo aiutano cordialmente.
Trascorre altri dieci anni presso la nostra Gaeta, dove offre ai suoi monaci una sede disagiata e sempre tanto lavoro, qui vede finire il primo Millennio cristiano.
E di qui parte, nuovamente per evitare la nomina a Vescovo, novantenne, per dare vita a un’altra fondazione: l’abbazia di Grottaferrata presso Roma, che sarà sempre viva e operosa alla fine del secondo Millennio, nella sua linea di preghiera e cultura, con la scuola di paleografia greca, la tipografia, la biblioteca; centro vivo di operosità ecumenica.
Lui però fa solo in tempo a indicarne il luogo e a ottenere il terreno, presso la cappella detta Cryptoferrata, poi si spegne nel vicino monastero greco di Sant’Agata.
Venerdì 26 settembre alle ore 18.00 con una solenne celebrazione eucaristica presieduta dal nostro Arcivescovo sarà elevata a Santuario la Chiesa dei Santi Cosma e Damiano nell’omonima città, di cui è parroco don Fabio Gallozzi.
In entrambi i casi l’Arcivescovo ha voluto approfondire tutti gli aspetti prima di procedere alla firma dei decreti episcopali di elevazione.
Nel caso della Chiesa sancosimese negli anni scorsi la giunta dell’amministrazione comunale con una delibera assunta all’unanimità si era affidata umilmente alle decisioni del Vescovo, pur nella speranza che fosse assunta una decisione auspicata da tempo da tutta la comunità locale che si è affidata da sempre ai due santi taumaturghi.
Li ricorda il Martirologio Romano, ispirandosi a una narrazione che vuole Cosma e Damiano nati in Arabia.
Fratelli e cristiani per invito dello Spirito Santo si dedicano alla cura dei malati, dopo aver studiato l’arte medica in Siria.
Ma sono medici speciali, appunto in virtù della loro missione: non si fanno pagare.
Di qui il soprannome di anàgiri, termine greco che significa “senza argento”, “senza denaro”.
Solo una volta, si narra – e contro la volontà di Cosma –, Damiano ha accettato un compenso da una donna che ha guarito: tre uova.
Questa attenzione ai malati è pure uno strumento efficacissimo di apostolato cristiano.
E appunto l’opera di proselitismo costa la vita ai due fratelli, martirizzati insieme con altri cristiani. In un anno imprecisato del regno dell’imperatore Diocleziano, tra il 284 e il 305, forse nel 303, il governatore romano li sottopone a tortura e poi li fa decapitare.
Questo avviene a Ciro, città vicina ad Antiochia di Siria (oggi Antakya, in Turchia) dove i martiri vengono sepolti.
Un’altra narrazione dice che furono uccisi a Egea di Cilicia, in Asia Minore, per ordine del governatore Lisia, e poi traslati a Ciro.
Teodoreto, vescovo appunto di Ciro, uno dei grandi protagonisti delle battaglie dottrinali nel quinto secolo parlando di Cosma e Damiano li definisce “illustri atleti e generosi martiri”, con ammirazione e affetto di concittadino.

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