Gaeta Medievale (o Medioevale)- Dentro le Mura Passo dopo passo fino al cuore della città.

Passeggiata Virtuale a Gaeta Medievale che in realtà…

Tempo di percorrenza: da due ore all’intera giornata…

Partendo dalla Prima Porta, il primo varco di accesso per via terra alla Piazzaforte di Gaeta Medievale, si prosegue su Lungomare Caboto e dopo poche centinaia di metri, sulla destra troviamo la Seconda Porta conosciuta come Porta di Carlo V (o della Cittadella), per secoli (fino al 1928) è stato per chi proveniva dalla via di terra l’unico accesso alla Città fortificata e, per questo motivo, è noto anche come Porta di Terra, denominazione data anche al rione circostante. Nell’anno 1660 il generale spagnolo Don Alonso de Monrroy forse “in ringraziamento per essere scampato ad un attentato nel quale era rimasto ucciso il suo aiutante”, fece edificare nell’androne della Porta una cappellina dedicata alla Madonna e Vi fu esposto un quadro della Vergine Addolorata che gli Spagnoli onorano in modo speciale sotto il titolo di S. Maria de la Soledad e che il popolo ben presto chiamò impropriamente della Solitudine o Solitaria.
Continuando a passeggiare sul lungomare si può visitare la Chiesa dell’Annunziata (1321) Originariamente di stile gotico, si presenta attualmente come un magnifico esempio di architettura barocca. Ristrutturata nel 1621, ha una facciata a doppio ordine, in alto un campanile a vela (aggiunto un secolo dopo) con orologio maiolicato di Matteo De Vivo. All’interno (sulla parete absidale piatta) il grande trittico cinquecentesco donato alla chiesa da Giuliano Colojna, cittadino di Gaeta. Sulle pareti laterali, due altari marmorei del Seicento, con tele di Luca Giordano. Sulla destra, la cappella del Santissimo. Vani annessi: la sacrestia e la Cappella dell’Immacolata o Grotta d’Oro, per la ristrutturazione cinquecentesca, che risale al XIV secolo e in cui pregarono vari pontefici, tra cui papa Pio IX e Giovanni Paolo II, detta così perché ha la volta a botte costituita da cassettoni di legno intagliati e dorati. Nella Chiesa dell’Annunziata si conservano decine di codici preziosissimi che riportano musica sacra e sono stati copiati a mano dai monaci amanuensi.
E’ allestito nell’antico Ospedale della SS Annunziata (sec. XIV) il Centro Storico Culturale, raccolta che presenta notevoli testimonianze pittoriche locali altomedioevali e tardo-gotiche e opere di età rinascimentale e barocca, provenienti da edifici sacri della città e del circondario. Vi è altresì esposto il prezioso Stendardo di Lepanto: cimelio della storica battaglia navale combattuta tra Cristiani e Turchi.
Dal Lungomare si può ammirare la notevole vista della neogotica Chiesa di San Francesco, il Castello Angioino – Aragonese e superando, al termine del Lungomare, la Piazza G. Caboto, posta nell’angolo di piazza Traniello con facciata su via Duomo, si incontrerà la Chiesa S. Maria della Sorresca, sorta per suffragio popolare in onore della Vergine nel luogo in cui, nel ‘500, vi era un magazzino della famiglia Albito di Gaeta, nel quale si custodiva un quadro della Madonna ritenuto miracoloso. In questo deposito, prima della vendita, veniva conservato in barili di legno la “sorra”, ossia la pancia del tonno salata. Da qui la denominazione di “Madonna della Sorresca”.
Continuando su Via Duomo ci si trova l’imponente Palazzo De Vio con annesso Museo Diocesano risalente al 1903, ed inaugurato nel 1956. Dal 1998 sono iniziati i lavori di recupero e di ristrutturazione del palazzo De Vio per adibirlo a Museo Diocesano e della religiosità del Parco dei monti Aurunci. Il nuovo museo raccoglie i dipinti presenti nell’altro nonché molteplici altre opere provenienti da chiese di Gaeta e della diocesi. La pinacoteca raccoglie dipinti su tela e su tavola dal secolo XIII al primo decennio della seconda metà dell’Ottocento.
Superato l’edificio si arriva immediatamente al Duomo di S. Erasmo: l’interno della chiesa si presenta a tre navate con cappelle laterali. L’assetto attuale è il risultato della ricostruzione settecentesca voluta da Ferdinando IV di Borbone. Sul frontone, sopra il rosone cieco in travertino (1950), la statua dell’Immacolata, fusa in ghisa. Dalle due navate laterali, attraverso due ampie scale, sotto il presbiterio si accede alla Cripta ampliata sul finire del sec. XVI e ornata nel Seicento, di marmi policromi, affreschi e arredi sacri. All’interno vi sono molte opere d’arte, come il Cero Pasquale del XIII secolo ornato con bassorilievi dedicati alle vite di Gesù Cristo e Sant’Erasmo, e nella cripta sono sepolti i corpi dei santi Erasmo, Marciano, Innocenzo, Secondino, Porbo, Casto ed Europa.
Sul fianco destro del Duomo, verso il transetto, vi è l’accesso al monumentale Campanile dei secc. XII e XIII, di Niccolò d’Angelo. Alto 57 metri e la base è stata costruita con il reimpiego di materiali edilizi provenienti dai monumenti romani della zona, in particolare dal Mausoleo di Atratino. Sull’imponente scalea centrale, su entrambi i lati vi è un sarcofago romano, provenienti dalla zona archeologica di Minturno, e bassorilievi alle pareti, raffiguranti, secondo l’interpretazione abituale, Giona e la balena. Gravemente danneggiato durante l’ultima guerra, come tutta la zona di Piazza Cavallo, il campanile del Duomo, reastaurato, rimane uno degli elementi imprescindibili del panorama gaetano.
Arrivando sul porticciolo antistante la Scuola della Guardia Di Finanza si potrà ammirare la Chiesa di S. Giovanni a Mare che presenta come caratteristiche la cupola in stile arabo ed è una delle più caratteristiche chiese della Gaeta medievale per le diverse influenze architettoniche che vi si fondono.
Tra il duomo e la punta Stendardo incontriamo – salendo le pendici del promontorio – il caratteristico quartiere medievale, un piccolo complesso di arte che rappresentò il centro politico e religioso del periodo ducale (secoli IX-XII). Vicoli tortuosi, costruzioni dei secoli XII-XIII e seguenti, angiporti, torri, scale, portali e campaniletti compongono un insieme architettonico di rilevante interesse.

Percorrendo in salita la via Pio IX (già via Guastaferri) si giunge, all’altezza del secondo tornante, in via Ladislao ove è la chiesa di S. Lucia, restaurata di recente; già dedicata a S. Maria in Pensulis, rappresenta l’ampliamento nei secoli XII e XIII di una costruzione dei secoli IX-X. Percorsi i tornanti di via Pio IX si raggiunge – quasi a metà del tratto rettilineo della stessa strada – la chiesa di S. Caterina, in origine del sec. XIV ma rifatta nel 1852 da Ferdinando II.
Proseguendo ancora per via Pio IX si sbocca in via Aragonese, che ha sul lato sinistro la chiesa di S. Domenico (non visitabile). E’ una costruzione tardo gotica degli anni 1450/1470 a due navate: una grandissima a cinque campate (lunga m. 33, alta 17 e larga m. 11) e l’altra più piccola, divisa da slanciati pilastri in peperino grigio scuro con archi acuti.
Siamo così giunti al castello, che domina tutto il centro medievale mentre l’opposto versante roccioso scende a precipizio sul mare. Il grande complesso monumentale (mq. 14.100), sia pure non esattamente, può dividersi in una parte superiore (“castello aragonese”) ed una inferiore (“castello angioino”). L’edificio superiore, di forma rettangolare, ha torri cilindriche in tre dei suoi angoli: quella a nordovest è molto più alta delle altre; l’angolo opposto manca di torre. L’edificio inferiore, di forma irregolare, ha gli angoli dei due lati verso il quartiere medievale ed il monte Orlando rafforzato da torrioni a forma di cono tronco. Le origini del castello datano, forse, dal periodo ducale (sec. X), ma è certo che un consistente sviluppo si ebbe in età normanna ma ancor più in quella sveva; fu distrutto per ordine del pontefice Gregorio IX nel 1229. Ricostruito dagli Angioini (verso il 1279), non era ancora dimora regia considerando che non fu utilizzato da Ladislao di Durazzo durante la sua lunga permanenza in Gaeta (1387/99). Grandi trasformazioni avrà, invece, con Alfonso d’Aragona (dopo il 1436) ed assurse a regia e fastosa dimora: sala del trono, appartamenti, biblioteca, armeria, cappella e zecca. Nuove torri e bastioni si ebbero con Carlo V (1516/38).
Proseguendo per via Angioina si giunge alla neogotica chiesa di S. Francesco, che Ferdinando II volle far erigere per tramandare il ricordo di Pio IX esule a Gaeta (1848/49). Fu edificata poco dopo il 1850 su di un complesso conventuale della fine del sec. XIII (ma già dedicato a S. Francesco nel 1236 a ricordo della sua presenza in Gaeta nel 1222), stravolto in caserma ed ospedale militare durante la dominazione francese (1809/15). La chiesa dopo la ricostruzione rimase chiusa al culto per oltre mezzo secolo mentre i lavori del campanile non furono mai portati a termine; fu riaperta solo nel 1927. Si eleva su di una alta scalinata, divisa al centro in due rampe, che hanno tra loro una grande statua di L. Persico (“La Religione”). La maestosa facciata del tempio è ricca di statue e rivestita sulla parte inferiore di lastre di pietra calcarea di monte Orlando. Il portale ha ai lati due statue di G. De Crescenzo (Carlo II d’Angiò e Ferdinando II: i costruttori dei due complessi religiosi). Il timpano è sormontato dalla statua di S. Francesco benedicente, opera di G. Calì. L’interno, lungo m. 72 e largo m. 22, è a croce latina con tre navate, suddivise da pilastri con deambulatorio. Agli altari sono le tele di G. Imparato (“L’Assunta” della fine del XVI secolo) e di F. Solimena (“Riposo nella fuga in Egitto” della fine del sec. XVII), portate nella chiesa dopo la sua ricostruzione.
Da via Angioina si prosegue per via della Breccia incontrando, subito sulla sinistra, la chiesa di S. Michele Arcangelo dell’omonimo monastero benedettino, soppresso da Ferdinando IV nel 1788 e poi trasformato in caserma e reclusorio militare. Continuando a percorrere via della Breccia si può, per i tornanti del versante settentrionale inoltrarsi nel verde di Monte Orlando (e proseguire con l’itinerario della Montagna Spaccata e Parco), in alternativa terminare la visita (o proseguire con l’itinerario del Borgo Elena)

gaeta medievale

 

Fonte : prolocogaeta.it

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