Solennità dell’anniversario della dedicazione della Basilica Cattedrale

Gaeta, 22 Gennaio 2018 – Oggi si celebra la Solennità dell’anniversario della dedicazione della Basilica Cattedrale, chiesa madre di tutti i fedeli dell’Arcidiocesi. L’arcivescovo Luigi Vari, alle ore 18,30 presiederà l’eucaristia facendo memoria dei riti di dedicazione avvenuti per opera del papa Pasquale II il 22 gennaio 1106.

La data del 22 gennaio è citata in diversi documenti storici, dall’Ufficio dei Santi dell’Arcidiocesi del 1879, negli atti del Sinodo del 1779 e in un messale dei secoli XIV – XV (codice Casinense 585) proveniente dal convento francescano di S. Agata in Gaeta (oggi quasi del tutto distrutto). Il manoscritto conservato nell’archivio di Montecassino, presenta nel calendario, al 22 gennaio, una doppia memoria liturgica: l’amanuense scrive in colore bruno l’indicazione dei martiri Vincenzo e Anastasio; subito sotto verga in caratteri gotici di colore rosso, quindi in evidenza, “et dedicatio ecclesie maioris Ga[ie]te”. Probabilmente questo documento è il più antico che si conservi in riferimento a quel 22 gennaio 1106, quando papa Pasquale II (1099-1118), costretto a rifugiarsi a Gaeta anche a causa della lotta per le investiture e la nomina dell’antipapa, consacra la basilica cattedrale dedicandola alla Vergine Assunta e a S. Erasmo (forse anche a S. Marciano e a S. Probo). Secondo la tradizione il pontefice nel 1106 consacra un altare in legno. In epoca barocca, durante la realizzazione delle straordinari decorazioni della cripta, si decide di dare una importanza notevole anche all’altare maggiore della cattedrale a sette navate. A partire dal 1670 e fino al 1710, si procederà a realizzare l’attuale altare maggiore in marmi policromi su disegni dei Lazzari: ciascun vescovo che all’epoca intervenne nell’opera è rappresentato nelle tarsie di marmo: i vescovi Martino Ibanez Y Villanueva (1669-1675), Lorenzo Mayers Caramuel (1678-1683) e Giuseppe Guerriero di Torres (1693-1720) provvedono alle decorazioni. Il tabernacolo e la mensa vengono realizzati nel 1710, il lato destro nel 1670, il lato sinistro nel 1681. Successivamente il canonici del Capitolo Cattedrale completano l’opera decorativa con la realizzazione del paliotto nel 1786 (la decorazione posta sotto la mensa con l’oculo contenente la feestrella confessionis dove è contenuta l’urna con le reliquie di S. Albina). Quando i canonici completano l’altare, provvedono anche al suo trasferimento dalla posizione barocca, cioè dove oggi è la mensa, al luogo attuale: fino al 1786 in fondo al coro era presente la cattedra vescovile.

La data del 22 gennaio si riferisce alla basilica, ma cos’è una basilica? Il termine non nasce con il cristianesimo, ma è utilizzato già in ambito greco. Nelle architetture romane, la basilica è l’edificio a pianta rettangolare con la facciata principale sul foro, costruito a pianta rettangolare con più navate (una ampia centrale e 2 o 4 più piccole ai lati) divise da pilastri o colonne. La basilica romana è il luogo dove ci si incontra per affari e dove si amministra la giustizia. Con l’imperatore Costantino, il cristianesimo può iniziare a professare il proprio culto alla luce del sole, ecco che dal IV secolo viene adottata la forma basilicale anche per le chiese aggiungendo quasi sempre una terminazione absidata. In molti casi a tre quarti della lunghezza veniva aggiunto un corpo trasversale (transetto) per creare una forma a croce latina.

Nel tempo le basiliche fungono da chiesa principale dei centri abitati di una certa consistenza.

A Gaeta la basilica cattedrale è una derivazione complessa di architetture che nel tempo si sono stratificate: un’ipotesi è la doppia chiesa a tre navate, magari una di rito greco e una di rito latino (funzionali anche all’area portuale prospiciente) che successivamente vengono unite da una capriata centrale, generando un edificio a 7 navate di cui oggi sono ancora riconoscibili le corsie, volta gotica, molte colonne di sostegno in parte inglobate nei pilastroni neoclassici.

A cura di Lino Sorabella – Tesori dell’Arte Gaeta

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