La Grotta del Maresciallo a Gaeta: I tesori sommersi

Adriano Madonna, gaetano di nascita, dirige la rivista “Il subacqueo” ed è autore di libri d’immersione e narrativa legata al mare. Si è immerso in tutti gli oceani ed è particolarmente legato all’isola di Stromboli.

Conosce bene i fondali della Grotta del Turco che si trova presso il Santuario della Montagna Spaccata di Gaeta. Ci informa che fino a poco tempo fa si trovavano sul fondale della grande grotta un Cristo metallico ed un presepe. Il primo è stato restaurato e collocato lungo la parete rocciosa che precede la cala del Castello Angioino, il secondo sarà ricostruito e collocato dove si trovava in precedenza.

Tanti anni fa, dopo averla esplorata, forse per primo, nella sua interezza, la battezzai con il nome singolare di Grotta del Maresciallo e in seguito ve ne svelerò il motivo. Queste note informative che mi accingo a scrivere, dunque, possono essere utilizzate come un “libretto di uso e manutenzione” per le prossime immersioni nella Grotta del Maresciallo: di uso, poiché troverete indicazioni su come trovarla, come esplorarla e come osservare la vita che vi alligna e vi si nasconde; di “manutenzione”, perché questo sito biologico deve essere rispettato e protetto, per conservarsi immutato nel tempo.

La Grotta del Maresciallo si trova nell’area a mare del Parco Regionale di Monte Orlando, dove ci si può immergere, si può praticare il sea watching, si può fotografare, ma, naturalmente, non si può pescare. Fatte queste doverose precisazioni, passiamo a individuare l’ingresso del nostro suggestivo antro sottomarino, che ha più o meno l’andamento di un lungo corridoio con il fondo di sabbia bianca. Dovremo recarci, in barca, nella grande Grotta del Turco, una delle attrattive del turismo gaetano, che ha una volta d’ingresso altissima e termina con una spiaggetta di ghiaia e scogli. L’ingresso della Grotta del Maresciallo si trova sulla parete sinistra della Grotta del Turco, ma dalla superficie è poco visibile: solo una sottile fessura, che s’immerge e si allarga in una grande bocca. Questa immette nell’oscurità più totale, ma prima di entrare, date un’occhiata proprio a questa paretina in penombra. Vi troverete diverse specie di spugne colorate, che ricoprono totalmente il substrato roccioso, fra cui alcuni molluschi nudibranchi: in particolare, il Glossodoris valeciennesi e la Peltodoris atromaculata (vacchetta di mare), perennemente attaccata alla spugna Petrosia ficiformis, di cui si nutre, grattandone la superficie con la radula. Osservando la bocca d’ingresso della grotta, noterete che subito sopra, separata da uno stretto cordulo di roccia, ce n’è un’altra di lume sensibilmente più piccolo.

Vi converrà, dunque, penetrare nell’antro dall’ingresso più basso, sfiorando il fondo sedimentoso. È importante sapere che in condizioni di mare calmo, se all’esterno l’acqua non fosse molto chiara, dentro la grotta il suo livello di limpidezza aumenterebbe nettamente. Entriamo in questo grande budello, scegliendo se muoverci prima lungo il lato destro o quello sinistro. Facciamo l’ipotesi di scegliere il secondo, il lato destro. Immettiamo aria nell’equilibratore per restare sospesi a non meno di un metro dal fondo ed evitare di sollevare il sedimento. Scrutiamo nei piccoli anfratti, dove, piacevole sorpresa, troveremo degli esemplari bellissimi di gambero meccanico, il giallo Stenopus spinosus, con le lunghe chele e i candidi filamenti cefalici. Pur non potendosi definire una specie rara, è pur vero che questo crostaceo non costituisce un incontro frequente in tutte le acque del Mediterraneo, ma nella Grotta del Maresciallo ve n’è una nutrita colonia! Inoltre, lo Stenopus spinosus è certamente uno dei gamberi più belli in assoluto. Non ha l’abitudine di mimetizzarsi, è ben avvicinabile e si può osservare e fotografare da pochi centimetri di distanza.

Con un po’ di fortuna, potrete incontrare un pesce abbastanza raro, anche questo un abitante tipico di questa grotta: la brotula nera, scientificamente nota con il nome di Oligopus ater. Il suo aspetto è quello di un sigaro color piombo, dai riflessi violacei, con i fianchi compressi a partire dalla parte mediana del corpo e procedendo verso la coda. Tanti anni fa si riteneva che la brotula nera fosse un pesce abissale, ma era già presente nella Grotta del Maresciallo e anche ciò contribuì a mutare la teoria su questa specie ittica, in realtà non abissale bensì cavernicola. 

Ad un terzo circa della sua lunghezza, il lungo budello effettua una leggera curva, che nasconde al subacqueo il chiarore dell’entrata. Adesso siamo davvero immersi nel buio assoluto, ma di qua a breve, il budello nella roccia si aprirà in una sorta di camera circolare, con la superficie dell’acqua che arriva a meno della metà della sua altezza e forma un “laghetto”. Qualche lama di luce penetra da alcune fenditure comunicanti con l’esterno, infatti ci troviamo quasi in prossimità della spiaggetta di ciottoli della Grotta del Turco. In sintesi, la Grotta del Maresciallo è un budello nella roccia parallelo all’andamento della Grotta del Turco. Giunti nella camera circolare, possiamo emergere, staccarci dall’autorespiratore e respirare senza alcun timore l’aria atmosferica. Solleviamo la torcia e dirigiamola verso la volta, dove vedremo delle stalattiti. La camera presenta sul fondo sedimento e grandi massi. Fra questi, si nascondono corvine e musdee, pesci che notoriamente vivono in ambiente oscuro. Vi sono anche gamberi in quantità, fra i quali i comunissimi gamberetti esca (Palaemon serratus) e i gamberi sega (Parapandalus narval).

Osservando fra le spacche più anguste, potremo scorgere dei grossi granchi cavernicoli di un colore rosso acceso. Hanno il carapace levigato come porcellana e non abbandonano mai i loro stretti rifugi. Ritornando verso l’uscita, muoviamoci osservando l’altro lato del “corridoio”. Gli incontri sono gli stessi, naturalmente, ma ad un certo punto troveremo una sorta di nicchia a livello del fondo, e anche qui l’incontro con il gambero meccanico è di prammatica. Proprio davanti a questa rientranza della parete rocciosa, per un certo periodo si è potuto osservare lo scheletro di un grosso pesce (forse un dentice, dalla forma del capo e dei denti) perfettamente spolpato, che metteva in evidenza tutte le sue parti, in particolare i componenti del capo, con le placche, i denti, le carenature e le robuste articolazioni mandibolari. Avevo grande accortezza nel non provocare turbolenze d’acqua nei miei spostamenti, proprio per non distruggere lo scheletro, ma dopo un certo tempo questo si dissolse e ne scomparve ogni traccia. 

Avvicinandoci all’uscita, ci converrà salire verso l’alto, praticamente a livello della bocca più alta della grotta e, sempre sullo stesso lato, dare un’occhiata in un foro profondo e circolare, dove spesso si trova un grosso grongo (Conger conger). Di diversi chilogrammi di peso, questo pesce a volte si eclissa per rifugiasi in qualche altra tana di più difficile accesso, e ciò accade quando viene disturbato, ma di solito la sua dimora è proprio quel foro profondo e cilindrico che si trova accanto all’ingresso superiore della grotta.

Al termine di questa esplorazione suggestiva della Grotta del Maresciallo, potrebbe venire spontaneo chiedersi il perché del suo strano nome. Ecco, dunque, la spiegazione: quando, tanti anni fa, ero anch’io un cacciatore subacqueo, come tutti gli uomini della mia età che in gioventù si avvicinavano al mondo sottomarino, a un certo punto fu fatta la legge che proibiva la pesca subacquea con l’autorespiratore. C’era un certo maresciallo delle Forze dell’Ordine che, convinto che mi dedicassi ancora alla pratica venatoria con le bombole, mi seguiva con la motovedetta, nella speranza di cogliermi in flagrante, ma quando io avvertivo sott’acqua il rumore dei motori, per dare del filo da torcere al maresciallo, mi infilavo nella grotta e facevo perdere le mie tracce (non si vedevano più le bolle d’aria dell’autorespiratore che si rompevano in superficie). Usai diverse volte questo stratagemma e così, proprio in ricordo del suddetto aneddoto della mia prima giovinezza, battezzai la “mia” grotta con il nome di Grotta del Maresciallo, che divenne ufficiale e le restò.

Per finire, una sana raccomandazione a tutti i subacquei: se non la conoscete, non andate da soli nella Grotta del Maresciallo, ma fatevi accompagnare da un subacqueo esperto di questo sito, magari dalla guida di un diving center locale.

Fonte: Rivista “Venga il tuo Regno”

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